
Ho il bottone stretto tra le dita.
Così forte che il metallo si scalda nel palmo della mia mano.
Il mio pensiero urla.
Urla di fuggire.
Urla di sopravvivere.
Urla di andare via.
Intanto, il mio dono magico si illumina.
Pieno di magia bianca.
E dell’amore che Sethar ha riversato dentro di me.
È il momento.
Sono pronta.
Pronta a esprimere il mio desiderio.
E andarmene.
Posso farlo.
Posso sparire da qui.
Salvarmi.
Finalmente.
Tiro un respiro di sollievo.
Ma qualcosa — all’improvviso —
spezza le mie speranze.
Un rumore improvviso.
Un suono secco.
Come di vegetazione calpestata.
Poi, dal nulla, uno schiocco umido.
Mi volto.
E lo vedo…
La Morte.
Si avvicina.
Quel giovane e avvenente ragazzo dai capelli grigi e rosa, come un fiore di sakura che vive e muore continuamente.
È in piedi.
In attesa.
Errante.
Sta avanzando.
Grave.
Implacabile.
In cerca di qualcosa di vivo.
Di un odore.
Un pensiero.
Un battito di cuore.
In poche parole…
Di me.
Ci sta cercando ancora.
Irrequieto.
Avanza dalle mie parti.
E, forse, no.
Non è questo il momento giusto per andare…
Immagino che dovrò pazientare ancora un po’.
Si aggira come se sapesse esattamente dove ci troviamo.
Il che è praticamente impossibile.
Questa terra bruna, densa e appiccicosa, ci ha inghiottiti.
Ci copre da capo a piedi, nascondendoci sotto strati di silenzio e fango.
Siamo invisibili.
O almeno… dovremmo esserlo.
Eppure lui si muove con la sicurezza di chi ha già visto.
Di chi sa.
Scuoto la testa.
No…
È solo la mia paura che parla.
La mia paura che, come sempre, urla più forte della ragione.
La verità è che solo noi possiamo vederlo avanzare, perché è come se fossimo nascosti dietro spessi vetri oscurati… fatti però di terra umida.
Una barriera che dovrebbe proteggerci.
Ma il dubbio resta.
E nel dubbio, inizio a sudare tutta.
Letteralmente.
Tipo… ho appena scoperto che si può sudare anche dietro alle ginocchia.
Non sapevo neanche che fosse fisicamente possibile, questa cosa.
Complimenti al mio sistema nervoso!
Finalmente ho risolto i miei problemi di identità.
Non sono più “l’orfana che non sa chi è”.
Adesso mi identifico in una pozzanghera ambulante.
Probabilmente puzzolente.
Che necessita urgentemente di un deodorante.
Questa è la mia caratterizzazione adesso.
La Morte si ferma.
Inclina la testa.
Si volta verso la mia direzione.
E sogghigna.
Come se sapesse dove mi trovo. Ma non volesse ancora palesarsi per tenermi ancora di più sulle spine.
Per crudeltà.
Come se stesse dicendo:
«Inutile che scappi e ti nascondi, piccina…
Tanto so dove ti trovi.
Ma mi piace giocare con te.
Come un predatore annoiato.»
Per questo, sussulto.
Quel tipo mi inquieta.
Anche se è dannatamente bello.
Razionalmente so che non può vedermi.
Eppure quel suo modo di ammiccare…
Quel ghigno storto e maligno…
mi fa sorgere dei dubbi.
Troppi.
La logica mi dice che non può vedermi.
Che è impossibile.
Che sono ben nascosta.
Ma la logica, davanti alla Morte, vale quanto un ombrello che usi per proteggere la testa durante un terremoto.
Quando un intero tetto sta per caderti sulla testa.
E infatti mi agito.
Ancora.
E ancora.
Perché il suo sguardo si fa fisso.
Dritto.
Nella mia direzione.
Non intorno.
Non altrove.
Ma…
Davanti.
Verso me.
E a quel punto, un solo pensiero mi attraversa la mente, gelido e improvviso:
Hey… lui vede.
Eccome se mi vede!
… E io inizio a chiedermi se ho firmato per sbaglio e inconsapevolmente un abbonamento premium al terrore.
Del tipo:
“Vuoi che diversi uomini strambi — paranormali e non — ti inquietino oggi con i loro atteggiamenti strani?
Anche se tu stai cercando solamente di non esistere?
Ecco, clicca qui
…perfetto!
Sei già abbonata!”
Perche questa è, in sintesi, la mia giornata.
Anche se io volevo solo andare a scuola.
Tutto qui.
Scuoto la testa e mi impongo di non pensare a certe sciocchezze, mentre la paura si impossessa di me, di nuovo, agitando il mio cuore in tumulto.
Anche il suo cuore si agita per qualcosa.
Qualcosa che ignoro.
Perché graziosi petali rosa di sakura cadono al suolo. Da quel petto fiorito che muovendosi sparge rosa ovunque.
Fiori che nascono e muoiono quando avanza.
Letteralmente l’unico uomo che può regalarti fiori… e traumatizzarti allo stesso tempo.
Multitasking, il bastardo.
Uno finisce tra i miei capelli.
Un altro sulle labbra.
Come una sorta di bacio indiretto.
Ho appena ricevuto un bacio dalla Morte…
Che onore!
Molte ragazze potrebbero essere invidiose di me in questo momento.
Altre probabilmente penserebbero che ho bisogno di uno psicologo.
E avrebbero ragione!
Io, onestamente, adesso, vorrei soltanto ritornare Nym — va bene anche se orfana e sola — e non più pozzanghera.
In questo momento, più che sopravvivere, mi accontenterei di un profumo — anche da discount — per non fare brutta figura davanti alla Morte, se mai dovesse scoprirmi e catturarmi.
Voglio andarmene via da questo mondo con un certo stile, capite?
Lui mi scruta ancora a distanza e…
Io mi paralizzo.
Poi…
Fa un sorriso.
E uno sbuffo divertito.
Di nuovo verso la mia direzione.
Enigmatico…
Imprevedibile.
Inspiegabile.
Non capisco il suo atteggiamento.
Si ferma.
Inclina il capo.
Come per dirmi:
“eccoti, ti ho vista”
Ma anche:
“Eppure non te lo dirò ancora per farti sudare un altro po’”
Credo che stia solo giocando con i miei sentimenti da mortale.
Credo che lo faccia di proposito per pura e semplice cattiveria.
Per sadismo.
Perché sono un po’ così gli esseri sovrannaturali.
Un po’ dei bad boy da fiction di wattpad un po’ bastardi!
Il bracciale di giada brilla impazzito come in preda al terrore.
Emette luci ora verdi, ora rosse, ora dorate.
Scopro che anche gli tsukumogami posso avere attacchi di panico.
Come li ho io in questo momento.
E la cosa mi rassicura solo in parte.
Perché è come se un amico adesso mi urlasse silenziosamente:
«Esprimi il desiderio, Nym. E fallo ORA!»
Mi dà conforto.
Così lo ascolto.
Sto per farlo.
Sto per eseguire i suoi ordini.
Ma poi la Morte è proprio in quel momento che fa il suo scatto in avanti per fermarmi, come se avesse sempre saputo le mie intenzioni, e mi avesse tenuta di proposito in tensione per tutto quel tempo.
Mi ripeto:
“Okay, perfetto…
Ma mia fine è vicina.
La morte è venuta a reclamare la mia anima”
E così mi rassegno all’inevitabile.
Si palesa davanti a me, inquietante e bello, in un colpo di ciglia, finendo a un passo dal mio naso.
Il suo respiro primaverile che sfiorisce mi attraversa.
In un istante me lo trovo davanti.
Affascinante e terrificante.
Come è, appunto, la Morte.
L’unico con l’aria da modello di haute couture… e il potere legale di ucciderti senza nemmeno un processo.
Siamo solo io…
E lui, adesso.
Faccia a faccia.
A tu per tu.
Come ho spesso fantasticato nella mia vita.
Adesso quel desiderio si palesa e non so come reagire.
Ammetto che vorrei solo scappare.
«Ciao ragazzina»
Mi sorride, conscio della paura mortale che mi sta infondendo.
Mortale.
Beh, dopotutto è la morte.
Se non me la infonde lui chi potrebbe mai farlo?
Sembra divertirsi per il terrore che probabilmente sta osservando nei miei occhi impauriti.
A quanto, ama giocare con i sentimenti degli altri.
E la cosa non mi stupisce affatto.
«Che ci fai da queste parti, piccolina? Ti sei smarrita?»
La sua voce è gentile.
Magica.
Rassicurante.
Ha la stessa consistenza di un sole al tramonto: dolce, decadente, e tenera nel suo modo di infondere oscurità negli altri.
È gentile ma solo in apparenza.
Perché so che le sue intenzioni non sono innocue.
Ma tutt’altro.
Ho sentito molte voci su di lui.
E non tutti sembrano avere belle opinioni su ciò che fa.
Soprattutto ai giovani ragazzi quando si trovano nello sconforto e non sanno ancora chi sono.
Lui li illude di avere per loro una risposta.
Anche se un po’ tutti sappiamo nel profondo che non è così.
Eppure veniamo lo stesso plagiati almeno una volta nella vita da lui per qualche motivo.
Quando ci sentiamo vulnerabili.
Perché, dopotutto, alla Morte non importa niente degli altri.
Anche se spesso illude la gente di questo.
È un manipolatore bastardo.
Non c’è altro da dire.
PERIOD.
Adesso che l’ho incontrato non ho molta stima di lui.
Anche se rimane lo stesso molto sexy.
E un pensierino lo faccio comunque.
Lui inclina ancora una volta la testa, scrutando il mio corpo tremolante.
Un po’ spaventato un po’ eccitato per lui.
E nel farlo si mordicchia un pollice, giocandoci, con quei suoi denti perfettamente bianchi e curati.
Deve essere il suo tic personale questo.
Ho notato che lo fa di frequente.
E la cosa, non so perché, sembra dargli una caratterizzazione giocosa e sensuale.
Anche se non capisco perché.
Forse perché è sexy nel suo modo di adagiare le dita candide alla bocca rosea mentre nel frattempo sorride sadicamente.
Io non rispondo.
Credo che sia la cosa più saggia da fare adesso.
Valutare le sue mosse.
E stare zitta.
A volte è meglio tacere quando non si sa ciò che è meglio fare.
Perché ogni cosa che si dice può essere usata come arma da chi ascolta, male interpretando.
Questa è la verità.
E io non voglio, in questo momento, mettermi contro la Morte.
Perché questo è già di per sé uno scontro squilibrato in partenza, quindi non voglio peggiorare la mia situazione già tragica, giocandomi qualsiasi possibilità di sopravvivenza.
Lui avanza incuriosito.
«Sei per caso una mia fan? » sghignazza prendendosi gioco di me « È per questo che sei venuta qui a trovarmi, carina?»
Pone le sue domande lecite ma strane, decisamente veicolate dall’ego smisurato che ha.
Dopotutto è la Morte.
Che cosa mi aspetto?
Ci sta che sia un po’ megalomane.
D’altronde, ha milioni di follower tutti addosso in questo momento.
Tutti morti.
Tutti dipendenti da lui.
Ci sta che si dia delle arie.
La cosa non mi stupisce neanche un po’ mentre lo ascolto, inebetita dal suo charme irresistibile.
Lui sussurra ancora altro carisma fatto di polvere rosa che si sparge attraverso le sue labbra.
Parole dolci e sensuali come affascinanti glitter rosa.
«Stavi per caso cercando me qui sotto, non è vero? Volevi per caso un mio autografo?» dice, lusingato con gli occhi brillanti di gioia per tutte quelle attenzioni che immagina che voglia dargli.
Indietreggio.
E mi fingo come morta mentre me lo chiede.
Mi paralizzo davanti al suo flusso molesto di domande e allusioni.
Poi mi rendo conto che, davanti alla Morte, questa tattica non sembra essere una strategia vincente.
Anzi è del tutto inutile.
Insomma, fingersi morta… davanti all’esperto universale del settore!
Complimenti, Nym.
Ottima idea.
Tu sì che sei proprio un genio!
Un Jinn sei.
Ecco cosa sei!
Colpa tua che non sai ragionare quando sei sotto pressione!
Cerco di mettere ordine tra i pensieri mentre penso a un nuovo piano sperando disperatamente di non morire oggi.
Ma il mio tentativo — assolutamente vano — di farla franca sembra accendere in lui una sadica curiosità.
Deve divertirsi un mondo in questo momento.
Sembra uno di quegli uomini che guardano i topi impazziti nei labirinti… solo che io sono il topo. E il labirinto ha petali rosa e sentenze di morte come decorazioni.
Tuttavia, capisce da solo, dai miei atteggiamenti pregni di paura, che non sono lì per lui.
Ma che lo sono per caso.
Forse perché nei miei occhi c’è scritto a caratteri cubitali: “voglio solo scappare — e possibilmente restare viva, grazie.”
Possibilmente, voglio anche andare a scuola.
E infatti appare un po’ deluso dalla risposta che mi fornisce, mordicchiandosi un pollice con teatralità:
«Ah no?
Non sei qui per me?»
Appare deluso e amareggiato.
«Ma che peccato… » strofina gli occhi come per simulare un pianto.
Mentre poi di sottecchi mi fa un occhiolino sensuale che, ammetto, mi fa arrossire.
«Potresti essere il mio tipo, sai, piccolina?»
Sogghigna perfido.
Mentre si avvicina a un passo dalle mie labbra.
«Mi sono sempre piaciute le ragazze un po’…
vive.
Proprio come te.»
Metto una ciocca dietro l’orecchio per distrarlo. Anche se la cosa non funziona.
Questo tipo mi imbarazza un sacco.
…tutto ciò, detto dalla Morte, sembra forse il flirt più inquietante e al tempo stesso spicy che io abbia mai ricevuto.
Cioè.
Grazie?
…Credo?
Davvero mi trovi viva?
Io mi sento morta dentro.
Ottimo…
Mi do una pacca metaforica sulla spalla e mi dico:
Adesso sono anche il tipo di ragazza che attira i sociopatici immortali…
Notizia ideale da dare al mio terapeuta alla prossima seduta!
Ben fatto, Nym!
Scuoto la testa.
Ritorno in me al qui e ora.
Lui mi squadra con noncuranza, come se fossi un oggetto per i suoi pensieri perversi.
Come quando i predatori giocano con le carcasse degli animali più deboli per gioco; non per istinto di sopravvivenza o per cibarsene, ma soltanto per noia o crudeltà. Ed è per questo che un brivido di terrore mi avvolge.
«Sei carina, lo sai?» incalza, con le sue avances moleste.
«Carina come una candela prima di spegnersi…»
Sembra godere a quel pensiero decadente.
«Un giorno ti spegnerai, Nym e apparterrai solo a me; non vedo l’ora» si inumidisce le labbra mentre lo dice.
Con la stessa golosità di chi si trova davanti una succulenta tagliata di carne dopo una giornata intera di digiuno.
Ancora mi rivolge un altro sorriso.
E continua con le sue molestie affascinanti:
«Ammetto che non vedo l’ora che quel giorno accada presto, Nym…
sei piuttosto sexy con queste guance arrossate
Davvero kawaii ~.»
Si avvicina.
Troppo.
Come se volesse toccarmi.
Ondeggia su se stesso.
In fibrillazione.
Spero che non voglia prendere la mia anima proprio adesso.
Anche perché non sono pronta.
Ho sempre fantasticato sulla Morte.
Ma ora che me la trovo davanti, voglio disperatamente vivere.
Vivere ancora.
Lui mi studia nei suoi modi di fare inquietanti ma carismatici.
È bello mentre ti stordisce e imprigiona con l’orrore che emana consapevolmente.
Lo fa forse per punirmi per essermi addentrata nel suo regno di verdi evanescenze.
Io non dovrei stare qui.
E lui questo lo sa.
Così un pensiero mi fa presupporre che lui stia solo aspettando il momento adatto per ghermirmi l’anima.
Quando meno me lo aspetto.
Sono pervasa dalla paura.
Così lo spingo via.
Lo spingo in avanti.
E cerco di scappare.
Sperando che questo mi aiuti a guadagnare tempo.
Lo allontano da me.
Con la speranza di esaudire in fretta il desiderio e andare via.
Lontano.
Anche se in un luogo altrettanto pericoloso.
Ma mi rendo subito conto di quanto questo sia un atteggiamento stupido e insensato il mio…
Veicolato solo dall’istinto di sopravvivenza, non dalla razionalità.
E per questo inutile.
Perché in un istante lui è di nuovo davanti a me.
A imporsi.
Con quel suo ammiccamento sadico.
Come per dirmi “schiocca ragazzina: non si può sfuggire alla Morte quando questa si palesa a te”
Eppure me lo dice con parole fintamente gentili e compassionevoli.
«No, piccola, non ti preoccupare…
non provare a scappare!
Non sono qui per portarti via.
A meno che tu non voglia essere portata, ovvio.
Ma in quel caso la decisione spetterebbe a te.
Sappi però che non è ancora arrivato il tuo momento.»
Lo dice estraendo dal suo petto fiorito un petalo di un bellissimo rosa shocking brillante.
Lo estrae dal cuore, mostrandomelo con orgoglio, come per dirmi:
” lo vedi? questa sei tu”.
Lo tiene tra due dita, con delicatezza.
Con smisurata attenzione e cura.
Tutto in lui è emozione ponderata.
Poi, con garbo, infila un petalo in un anello dorato che porta con sé all’indice sinistro.
Strane incisioni appaiono sulla superficie di quell’oggetto misterioso.
Un oggetto che ora riesco a vedere meglio.
È una banda dorata fatta interamente di minuscoli fiori saldati insieme.
Come se il tempo li avesse pietrificati in un gioiello maledetto.
Malinconico, ma incantevole.
Come la stessa fioritura del ciliegio.

Questo è l’essenza di quell’anello che lui usa per predire il destino delle anime che incontra.
Lo scruta come se ci stesse leggendo dentro la mia vita.
E la cosa mi emoziona un po’.
Anche se forse dovrei più preoccuparmi che arrossire.
Ma vabbè.
«Lo vedi? Questa sei tu» mi mostra un fiore ancora acerbo di ciliegio rosa.
«Sei un tenero sakura ancora non sbocciato del tutto: sei nel fiore dei tuoi anni.
Anche se…»
I suoi occhi brillano, ironici ma cupi.
«L’idea di averti con me mi intriga, lo ammetto. E no…
non ci ho ancora rinunciato.
Perché mi confondi, piccina.
Ma sarebbe un criminale prenderti proprio adesso che non sei ancora germogliata.>>
Ci pensa su, poi continua.
<<Tuttavia…
Potremmo accelerare i tempi, se solo tu volessi…»
Lo dice senza rimorsi.
Come per tentarmi.
Forse è un atteggiamento normale, per gli esseri sovrannaturali, quello di essere moralmente instabili.
“Oltre” il bene e il male.
Sopra ogni giudizio.
Fluttuanti in una zona grigia in cui tutto è lecito…
Per lui, ovviamente, la non vita non fa paura.
Ne parla come se fosse solo una formalità.
Un modulo da firmare. Un passo obbligato. Un ultimo saluto… con tanto di petali rosa inclusi.
Lui pensa e riflette in un modo che noi umani non possiamo comprendere.
E per questo mi provoca orrore.
Faccio finta di assecondarlo per guadagnare tempo mentre dentro di me penso solo al fatto che vorrei scappare.
Barcollando e agitando le mani senza dignità.
Come un velociraptor ubriaco.
Lui continua a dimenarsi nelle sue fantasticherie eccentriche, mentre io giocherello con il bottone che ho tra le mani.
Forse… se esaudissi il desiderio, la Morte non sarebbe in grado di prendermi.
Ma non so ancora se sia meglio aspettare o azzardare.
Ma lui mi anticipa e mi ferma.
Mi fa no con il dito a un passo dalla mia bocca per zittirmi. E scruta ancora una volta il suo anello magico in cerca di risposte alla mia condotta.
Per cercare di comprendermi meglio.
E infatti lì dentro nota qualcosa.
Qualcosa che questa volta decide di esternare.
«Ma tu guarda cosa mi tocca vedere…»
dice, inquieto e stupito.
con l’espressione tragica di chi si è appena accorto di aver detto un’inesattezza.
«Tu non sei nemmeno sbocciata del tutto, in realtà, mia cara Nym…»
Abbassa lo sguardo sul fiore per analizzarlo meglio.
E, inevitabilmente, scruta meglio ciò che sono.
I suoi occhi curiosi mi fanno sentire spogliata.
Non nel senso fisico.
Ma esistenziale.
Come se lui fosse un abile programmatore e mi avesse hackerato l’anima.
«Tu… sei ancora un bocciolo, bambina.
Un piccolo sakura ancora chiuso.»
E non appena lo dice, quel fiore inizia a chiudersi su se stesso, come se rispondesse alle sue parole.
Obbediente.
«Sei un fiore che non sa ancora cosa significhi aprirsi davvero.
Non hai ancora conosciuto il piacere, né l’amore.
Hai solo intuito da poco cosa potrebbero essere.»
I suoi occhi mi scorrono addosso lentamente.
E io… mi sento ancora annegare.
Come se fossi nel fiume dell’acqua nera che scorre al contrario.
Perché lui fa ciò che aveva fatto con me quella pozza scura.
Sta leggendo dentro me stessa.
E i miei più reconditi desideri.
Spero che lì dentro non veda ciò che penso per Sethar.
Altrimenti anche la Morte potrebbe restarne sconvolto!
Si inumidisce le labbra, intrigato; e aggiunge, tutto preso da una nuova consapevolezza.
«C’è un tipo di bellezza nel tuo essere acerba, Nym.
Una bellezza che un giorno si aprirà, sfiorirà, quando sarai pronta all’amore.
A quel punto, maturerai.
E allora anche tu sarai diversa.
Sarai come un fiore aperto al mondo.
Pronto a vivere.
Perché crescerai..
E sarai… diversa.
Diversa da ciò che sei ora.
Sarai un fiore completo.»
Silenzio.
Poi il mio cervello entra in modalità panico.
“Davvero sto ricevendo consigli di educazione sentimentale dalla morte vestito di rosa shocking e pieno di fiori?”
La mia vita non potrebbe essere più strana.
Mi dice così — con quell’aria da profeta esistenziale — e io mi stupisco.
Perché c’è una falla, un’inesattezza, qualcosa che non torna.
Io sono un’esorcista del Sangue Vivo.
E noi… non proviamo quel tipo di sentimenti.
Lui questo dovrebbe saperlo.
Dovrebbe sapere che l’amore, per me, è vietato.
Che noi sacerdoti nasciamo e moriamo vergini.
Sigillati. Intatti.
Per sempre.
E non per scelta, ma per voto.
Per preservare i poteri.
Quindi anche la Morte, a volte, si sbaglia.
La cosa mi consola.
Forse non è così perfetta come immaginavo.
Osservo i suoi movimenti bizzarri.
Lui scruta la mia mano che stringe il bottone, desiderosa di scappare.
Bloccando il mio istinto ribelle di sfuggirgli.
«Oh, ma guarda… Hai a disposizione un desiderio.
Un bottone del legame pregno di magia bianca.
Che tenero…»
Lo dice con un certo sarcasmo.
«Posso indovinare?
“Voglio uscire di qua” è ciò vuoi, vero?
Banale.
Ma comprensibile…»
Inarca un sopracciglio.
«Ti faccio un po’ di paura, non è così?
Si capisce…»
Pausa.
Poi sghignazza.
Dimostrando, ovviamente, che la cosa non gli dispiace affatto.
È gentile, nel suo modo di essere inquietante.
A metà tra la voglia di terrorizzarmi e quella di flirtare.
Molto strano.
Ma… in parte, intrigante.
Mi seduce inquietandomi.
E la cosa, inspiegabilmente, mi piace.
Sbatte le palpebre, con quella lentezza studiata che hanno solo le ragazze più civettuole.
Solo che lui… è la Morte.
E le ciglia sono probabilmente sono fatte di sogni infranti.
«Dunque che si fa?» mi chiede a bruciapelo come per giungere a una conclusione «Sei nel mio regno, piccola.
qual è la tua intenzione?
Andare via…
o restare qui con me?»
E io lì, ferma come una statua.
Divisa tra la fuga disperata e la voglia assurda di chiedergli se per caso esiste anche il reparto “morte lenta con coccole” nel suo regno.
Sì, lo so.
Sono disperata.
Cado come una pera cotta davanti a chiunque che mi dia un minimo di attenzione.
Lui sembra capirlo e approfittarne.
Giocherella con l’anello fiorito al dito, mentre di tanto in tanto mi lancia addosso degli sguardi killer con i suoi occhi tutti rosa e brillanti.
« Devi fare una scelta, Nym » mi esorta.
«la banalità del college, o rimanere qui con me… a sbaciucchiarci come piccioncini innamorati.
Se resti qui potremmo farlo, lo sai?»
Che cosa sta cercando di dirmi?
Sta davvero cercando di convincere un bocciolo — come lui stesso mi ha definito — a rinunciare alla vita facendo leva sui miei desideri di amore?
Che razza di sociopatico!
Che la morte non sia dopotutto un essere neutrale, ma una sorta di entità malvagia — solo all’apparenza benevola — che attraverso dolci promesse ti invita a scegliere la via più sbagliata?
Forse molte persone, me compresa, sbagliano a romanticizzarla così tanto.
C’è del marcio in quelle sue parole.
E la mia idea su di lui è cambiata, adesso che lo conosco un po’.
Non mi fido del suo modo di pensare.
«Tertium non datur, piccola…
Tertium non datur.
non c’è una terza possibilità.
Lì… o qui.
Luce o abisso.
College o… me.»
Sorride.
Quel tipo di sorriso che fa venire voglia di peccare solo per vedere cosa succede.
«Fai la tua scelta, bambina.»
Mi fissa.
Occhi sensuali, immobili.
Di un rosa intenso.
Nessuna luce.
Nessun riflesso.
Solo il vuoto.
E una bellezza che sa di primavera che sfiorisce.
«Usalo, quel bottone, se vuoi, Nym.
Fallo ora, se hai il coraggio» mi invita.
«Oppure resta.
Resta qui con me.
E giochiamo.
Prometto di non ucciderti…
subito.
Ma un giorno lo farò.
Oppure potrei convincerti a farlo proprio adesso.
Sono molto convincente, sai?
A tuo rischio e pericolo.»
Le sue parole mi mettono a disagio.
Ho bisogno di fuggire.
Subito.
O di svenire.
O di premere questo bottone come se fosse il telecomando del mio stesso destino.
Il bracciale di giada mi sussurra di non fidarmi troppo di quell’essere all’apparenza gentile.
E io voglio fidarmi del mio vero amico.
Lui, il solo, che sembra tenere a me.
Quella Morte è troppo seducente per avere buone intenzioni.
Niente, in questa vita, è facile.
E lui… lui offre soluzioni facili.
E quando qualcuno ti offre qualcosa che lo sembra
beh, c’è sempre una fregatura.
Sempre.
Sto per rinnegarlo nel modo più diplomatico possibile quando ad un tratto qualcosa si smuove, interrompendo i nostri discorsi.
Un fiore del suo petto — tra tutti — si agita.
Non segue la corrente lenta e malinconica degli altri.
Si solleva.
Scatta.
Si piega su sé stesso.
Brucia piano, ma non si consuma.
È come se si stesse ribellando.
Sembra “un petalo arrabbiato”.
Diverso da tutti gli altri.
Muove i suoi vicini come per dare fastidio.
Li respinge, come se stesse cercando di farsi notare dalla Morte.
Ed è per questo che lui si immobilizza.
Come se fosse infastidito per quella strana agitazione interna.
Infatti bisbiglia fra sé
«Ah, che seccatura…
Ancora tu.»
E io rimango lì a chiedermi a chi si stia riferendo.
La Morte si comporta come se già sapesse a chi appartasse quel fiore inquieto.
La sua voce cambia.
Abbandona il fascino studiato, lasciando emergere tutta la rabbia che quel carisma mascherava con il suo charme superficiale.
Perde d’un tratto la sua espressione giocosa; quella che ti prende e ti fa abbassare la guardia.
Diventando un’ombra oscura colma di rabbia.
Infila una mano nel cuore fatto di sakura in cerca di quel fiore ribelle che ci ha disturbati.
E con un gesto secco, privo di tentennamenti, la Morte lo afferra.
Affondando le dita nel suo cuore.
È un fiore.
Perfetto.
Incantevole.
Di un rosa pallido, vibrante, eppure instabile.
Il suo colore muta lentamente…
dal rosa del desiderio al grigio della perdita.
E poi ritorna.
Ancora e ancora.
Un fiore in bilico tra due condizioni.
Che pulsa tra due estremi — come un cuore incerto.
A differenza degli altri, questo emana una luce diversa.
Una brillantezza dorata.
Come un alone che lo avvolge.
Come se fosse nato da un’anima che non appartiene a questo mondo.
Deve per forza appartenere a qualcosa di sovrannaturale.
Lui lo fissa.
Poi lo gira tra le dita con rispetto.
Nelle crepe del suo volto emerge un misto di odio, irritazione e velata ammirazione.
E aggiunge, rendendomi partecipe del suo dramma interiore:
«Un’altra volta tu, Inari Ren.
Che cosa vorrai ancora dall’anima mia adesso?»
Poi richiude quel petalo dentro al suo anello dorato, quel gioiello magico che usa per scrutare i destini.
Per capire il destino di quel demone.
E sorride.
Di nuovo.
Oscilla spesso tra l’ilarità e la rabbia, sto notando.
Come se l’equilibrio emotivo non fosse mai previsto nel suo pacchetto.
Come se la calma fosse solo una facciata.
Ma ciò che vede nell’anello lo diverte.
Nella maniera più genuina.
«Interessante… interessante…»
Sorride appena, come chi ha appena letto un segreto che non avrebbe dovuto conoscere.
Poi mi guarda.
Negli occhi.
I miei occhi impauriti da lui.
Ed esplode in un’altra risata incontenibile.
«Bene, bene… il tuo destino è legato a quello di Inari Ren, a quanto vedo.»
Fa una pausa.
Lunga.
Carica di tensione.
Inquietante.
Ma in qualche modo attraente.
«Dato che le cose stanno in questo modo…
Beh… salutamelo, quando lo vedi.»
Fa una pausa.
Breve, ma carica di sottintesi.
«Si, vedi, io e lui siamo… diciamo… amici.
Almeno, io lo considero tale.
Lui?
Beh…
È sempre stato un po’… riservato, diciamo così.»
Sghignazza.
Un po’ sadicamente.
Come se si prendesse gioco del demone, sparlandolo un po’.
Ma c’è qualcosa di amaro in quel sorriso.
Qualcosa che non sto capendo.
Poi distoglie lo sguardo.
Come se volesse fingere indifferenza per la cosa.
E fallisse miseramente.
Perché io sto intuendo quanto sia strano tutto questo discorso.
Un altro ghigno perfido si arrampica lento agli angoli della sua bocca.
«Vedi, carissima, io e lui abbiamo un affare in sospeso… da secoli.» mi spiega, orgoglioso.
Poi — come colto da un attacco d’amore adolescenziale improvviso nei confronti di Inari— si agita tutto saltellando come una donzella alla sua prima cotta.
Ondeggia sulle punte dei piedi, civettuolo, come la più vanitosa delle ragazze, spargendo il suo rosa shocking ovunque.
Quel movimento mi turba e mi confonde.
Ecco cos’è la Morte: un sociopatico carismatico, un po’ cringe, avvolto da estetica mono no aware e da tanto tantissimo rosa shocking.
Che combo improbabile!
La cosa mi fa scappare un piccolo stridolio di ilarità che sembra però infastidirlo.
Oscurando all’improvviso, in modo inquietante e enigmatico, il suo viso dannatamente bello e solare.
A quanto pare, la Morte, ama ridere degli altri ma non ama quando gli altri lo facciano con lui.
E questo non è un buon segno.
Eppure la mia reazione sembra distrarlo solo per un attimo.
Perché, un attimo dopo, riprende con il suo fangirlaggio per Inari Ren.
Accarezza Inari tra le dita.
Quasi volesse coccolare indirettamente quel demone.
Con lentezza.
Con affetto deformato.
Sospira, con voce velata da finta malinconia.
«Tra noi c’è qualcosa di molto intimo.
Molto speciale, Nym.
Ma lo capirai presto, credo.»
Poi si volta.
Ignorandomi del tutto.
Come se avesse deciso, senza il mio consenso, che la conversazione sia ormai chiusa.
«Adesso vai, Nym. Vai a scuola. Non vedo l’ora che tutto ciò avvenga al più presto.
Che tu possa conoscerlo…
Sarà semplicemente esilarante; non vedo l’ora!
Perché, sai, io mi annoio in fretta delle cose e ho un bisogno sempre costante di emozioni forti e di drama…»
Tira il capo indietro mentre esplode in una risata maligna.
Instillandomi il dubbio che qualcosa di terribile stia per accadere tra me, lui e la Morte.
E lo ammetto…
Sto per avere un infarto.
Immagino anche il mio bracciale che non smette di illuminarsi.
Poi smette di ridere.
Di colpo.
Ritorna serio.
Come se un pensiero avesse spento la luce dentro di lui.
Forse un desiderio di vendetta.
Forse è solo pazzo.
Il sorriso svanisce.
L’odio per quel mutaforme emerge dai suoi atteggiamenti ambivalenti.
La voce torna calma.
Pacata.
Controllata.
E ritorna a parlare:
«Sì, dai: ti risparmierò per oggi.»
Il suo tono è ambiguo.
Non sembra compassione.
Sembra solo il desiderio di spingermi verso a una scelta più terribile che mi aspetta se avessi deciso di restare con lui.
Sembra curiosità crudele.
E io voglio solo scappare.
«Sono ufficialmente convinto: non giocherò con te.
Per stavolta.
Perché quello che vedo nel tuo futuro…
è di gran lunga più esilarante.»
Di nuovo quel ghigno.
Quel suo ammiccare perverso che cerca di nascondere con un dito sulle labbra.
Lui pensa che io non l’abbia visto.
Invece l’ho visto eccome.
Inizio a temere il peggio.
Ma almeno mi farà andare, e per oggi risparmierà la mia vita.
Mi accontento di questo.
La Morte si gira.
Congedandosi con un gesto distratto e svogliato dandomi le spalle.
La nostra conversazione allucinante è conclusa.
Si allontana.
Con passo lento.
Fino a formare la scia di giardino fiorito al suo passaggio.
«E ricorda…»
Mi dice quando è ormai ben lontano da me.
«Ricorda, Nym…
quando lo incontrerai al college devi dire a Inari Ren che…
La Morte lo saluta.
E gli porge i suoi omaggi.»
Io resto lì.
Fissa.
Senza fiato.
Con un solo pensiero in testa:
Questo Inari Ren sembra avere parecchi nemici.
Non lo invidio affatto.