
Sethar è sopra di me.
Ansimante per lo sforzo di avermi salvata.
Mi ha trascinato fuori da quell’inferno nero, ma adesso i nostri corpi sono pericolosamente vicini, e la cosa mi fa paura.
Che cosa succederà adesso?
Lui ha sfidato la morte pur di non lasciarmi andare, pur di riportarmi a casa, e la cosa mi riempie di emozione: mi sento come quelle “donzelle in difficoltà” dei libri, salvate all’ultimo dall’avvenente principe nel momento di maggior tensione.
Come nelle fiabe.
Perché è questo lui per me: il mio futuro lieto fine.
La mia favola perfetta.
Me lo sento…
E sono sicura che, proprio in questo, non mi sbaglierò.
Mi ha strappata via dall’acqua senza paura, tuffandosi per me, rischiando la sua vita; pronto a proteggermi persino da me stessa che volevo abbandonarmi alla morte per un sogno.
Lui.
Il mio eroe senza macchia…
L’unico che non dovrei desiderare, ma che bramo, e che vorrei adesso dentro di me come mi possedeva fino a pochi minuti fa quell’uomo misterioso della visione.
Dopotutto, sono ancora eccitata per quel ricordo.
Forse sono stata traviata dal fiume: posseduta come la scorsa volta.
O forse l’acqua non c’entra…
Forse questa sarebbe solo una scusa plausibile che mi darei in questo momento per saltare addosso a Sethar senza essere giudicata da lui.
Perché, insomma, come potrei mai spiegargli di questa mia strana umidità che ho tra le mie gambe ogni volta che gli sto accanto?
Certo, potrei dire che è colpa del fiume che mi ha bagnata, ma so che non sarebbe la verità.
Perché è lui a farmi questo effetto.
…E adesso vorrei soltanto un suo tocco, lì: tra le profondità di me stessa.
Per conoscerlo e farmi conoscere.
Diventando un’unica cosa con lui.
Arrossisco per quel pensiero; e spero che lui non lo noti.
Dopotutto, Sethar, a differenza di quell’uomo sconosciuto del sogno mi meriterebbe, perché a lui gli devo la vita; quindi perché non tentare questo approccio indecente ora che nessuno guarda?
Lontano dagli occhi indiscreti del tempio della nostra casata?
E di Azrael.
Sì, in questo luogo abbandonato, dove solo l’oscurità ci tiene compagnia, ogni divieto morale potrebbe anche essere messo da parte.
Ora che non c’è più luce; fuori e dentro noi.
Ora che i nostri rispettivi corpi si cercano, corrotti, reclamandosi, e dandosi piacere reciproco per mezzo di quella vicinanza, con la scusa di darsi calore per non morire di freddo per i nostri vestiti bagnati.
Sethar emette un rumore attraente: uno di quelli che fanno i maschi quando si abbandonano al piacere fisico.
Forse è per come mi muovo sotto di lui, con finta ingenuità, facendo finta di nulla; giocando a fare l’innocente per tediarlo, mentre nel frattempo lo invoglio ad amarmi.
Con fame insaziabile.
La stessa che ho io, e che mi divora da dentro, fin dentro le viscere, da sempre per lui.
Lo voglio adesso.
Con violenza primitiva.
Come i primi uomini e le prime donne sulla terra che si davano senza regole morali, solo perché non le conoscevano.
Solo perche quelle regole non se le erano ancora date.
Vorrei che Sethar fosse un po’ così adesso con me.
Il mio solito cavaliere argentato.
Il mio eroe senza macchia…
Ma soltanto per oggi un po’ più sporcato nella sua incorruttibilità.
Soltanto per me.
Soltanto perché mi vuole.
Anche perché questo non mi farebbe mai cambiare ciò che penso di lui: Sethar sarà sempre il mio eroe incorruttibile.
Quello che mi ha salvata; perché, in fondo, questa principessa non è capace mai di tirarsi da sola fuori dai guai, anche se mente a sé stessa dicendo di essere forte.
E in questo ha ragione Azrael: io sono fragile.
Non solo per le mie amnesie, ma anche per la mia costituzione debole e per la mia debolezza caratteriale dovuta al trauma dell’abbandono dei miei genitori.
Che forse non mi volevano.
Vorrei essere ciò che non potrò mai diventare, forte come gli altri, ma ammetto di non essere spesso all’altezza di questo mio sogno.
Per questo ho bisogno di Sethar per essere completa.
Qualcuno disposto a proteggermi per sempre.
Qualcuno che sia più forte di me, dato che io sono fragile e indifesa.
È sempre stato così tra noi, e sempre lo sarà.
Perché il nostro è un amore viscerale e totalizzante, come se fossimo due parti separate di uno stesso elemento destinate a fondersi per diventare perfetti: la famosa “altra metà della mela” descritta da Platone.
Sì lui è questo per me: la mia esatta metà.
Ciò che è destinato a completarmi.
Perché i nostri pregi e difetti sono complementari.
E io ho bisogno della sua forza per andare avanti.
Forse non c’è niente di male nell’ammettere di essere fragili; magari dovrei solo lasciarmi proteggere, senza sentirmi in colpa, da questo mio impavido cavaliere dalla sua scintillante aurea argentata.
Perché lui è così: argenteo. Luminoso. Un miracolo fatto uomo.
E adesso…
Il suo respiro si mischia al mio.
Il suo corpo mi preme contro per riscaldarmi dal freddo.
… O forse questa è la sua scusa per darsi piacere con il mio corpo.
Come io faccio con il suo.
Lo fa in un modo sempre in bilico tra protezione fraterna e desiderio carnale; e tutto ciò mi confonde.
Le sue vene pulsano sotto la pelle; e si muove come se volesse e al contempo non volesse scappare da me.
Ma il suo sguardo — quel bianco glaciale — ora arde di quello stesso fuoco che aveva avuto nella mia stanza.
Osceno. Proibito. Bruciante.
Lui mi fissa con occhi di brama.
Lui che non può e non deve volermi.
Eppure lo fa.
Lo vedo da come mi guarda.
…che mi vuole.
Adesso.
I suoi sono occhi di ghiaccio purissimo che mi scrutano con attenzione, più luminosi e splendenti nel buio della notte, tingendosi di sensualità bruciante che corrompe la mia innocenza di vergine: sguardi fatti di un desiderio trattenuto per la mia veste bagnata che adesso aderisce sinuosamente al corpo, mostrando ogni cosa indecente al di sotto.
Si è incollata alla pelle, rendendo vana la sua funzione di coprire; esposta com’è ai suoi occhi di ragazzo giovane alle prese con i bollori dell’adolescenza.
Lo stesso ribollire che provo anch’io quando sto con lui.
Voglio che ceda.
Voglio che infine lui scelga me a discapito di tutto.
E so che entro oggi lo farà.
Lui mi vede.
E io vedo lui.
So che mi vuole, ma si contiene, perché è un uomo che rispetta i suoi principi morali.
Ma io lo voglio.
…E lo voglio adesso.
Ovunque.
Dentro di me.
Lo sento nel suo respiro spezzato che vorrebbe abbandonarsi dentro il mio corpo per sfogare tutta quella tensione che da sempre lo imprigiona in quel suo portamento sempre composto, sempre rigido.
Per una volta vorrei vederlo rilassato, sé stesso.
Svuotato dalle preoccupazioni che lo affliggono.
E voglio che l’artefice di quella beatitudine sia io.
Potrei liberarlo da quella frustrazione con il mio corpo che sarebbe solo suo; e nessuno lo scoprirebbe mai: né la casata, né i nostri cari, né Azrael.
Perché qui siamo soli.
Questo sarebbe il momento ideale per lasciarci andare al peccato.
Adesso che nessuno ci guarda.
Così lo stuzzico con un movimento indecente dato dai miei fianchi. Un movimento che lo fa sussultare; e con lui sussulto anch’io.
Diventa duro sotto la sua veste bianca, candida, da sempre priva di macchia, com’è lui; e la cosa mi piace: mi piace sporcarlo.
La sua virilità preme contro il mio corpo fragile con troppa intensità per essere una cosa innocente; e lo capiamo entrambi.
Per questo distogliamo lo sguardo mentre ci muoviamo.
Il suo petto nudo si alza e si abbassa sopra di me: scolpito come le statue marmoree più belle; tutto merito dei suoi estenuanti allenamenti da sacerdote esorcista: lo vedevo fare esercizio in cortile, invocando più volte nelle mie preghiere il desiderio di vederlo un giorno seminudo come è lui in questo momento; in tutto il suo splendore.
Adesso realizzo il mio sogno proibito, e sono la ragazza più felice.
Mi ributterei in quel fiume mille volte pur di rivederlo in questo stato ancora e ancora, all’infinito.
Rischierei la vita soltanto per questa unica visione celestiale di assoluta perfezione.
L’acqua sulla sua pelle scoperta luccica come una costellazione di stelle liquide; scintillano in quel cielo notturno che è il suo corpo liscio: un corpo oscurato dall’enigmatica luce nera e bluastra di questo posto arcano.
Mi piace l’idea che l’oscurità lo avvolga un po’ adesso.
Forse qualcosa in lui sta cambiando.
Quel pensiero non mi fa respirare; non riesco a parlare.
Ma lui sì.
Così lo fa per me.
«Nym…» mi invoca.
Lo dice piano, sussurrando.
… Quant’è bello il mio nome pronunciato dalle sue labbra che mi provocano.
«Stai bene?» mormora a un passo dalle mie.
Labbra che vorrei che mi baciassero adesso, ma che non fa.
Io annuisco appena, ma dentro penso:
Se non mi baci entro trenta secondi giuro che lo faccio io. E poi Azrael ci scomunica entrambi. Ma almeno muoio contenta.
Il suo corpo, grondante, è caldo sopra al mio freddo. Ci separano solo gli abiti umidi, vestiti che vorrei che mi togliesse adesso con la scusa di prendersi cura di me, di scaldarmi.
E lo sento…
Sento Sethar desiderarmi più intensamente con la sua virilità nascosta sotto la veste bianca.
Ogni centimetro di lui mi reclama.
E la cosa mi imbarazza.
Sta perdendo il controllo; e io non potrei essere più felice.
Il suo sguardo scivola dapprima sul mio collo, poi sulle labbra ancora tremanti dal freddo.
Si ferma sul punto in cui il mio vestito fradicio rivela un po’ troppo.
E lì ha un’altra contrazione.
Sa che non deve guardarmi così.
Ma non può evitarlo.
Perché è un uomo.
Un ragazzo in una fase in cui il desiderio carnale è l’unico tormento.
E io… non voglio che smetta.
Voglio essere quel tormento.
«Non dovevi…» provo a dire, ma la voce mi si rompe in gola. «Hai rischiato la tua vita per me; questo non dovevi farlo!»
Ma lui mi zittisce con una carezza sul viso, spostandomi i capelli dal volto per ammirarmi.
«Zitta, Nym» Me lo sussurra come una supplica a un soffio dalle labbra. «Non fare la sciocca; e non dire sciocchezze: la tua vita è importante per me…»
Le nostre labbra sono vicine, e le sue intenzioni chiare: sono umide, luccicanti, sensuali… mentre le sue folte ciglia, cariche di gocce d’acqua che grondano, si riversano sulla mia bocca, come quel bacio che si ostina a non volermi dare.
Mi prende il viso tra le mani e io mi dico che è il momento: le dita forti, ruvide, maschili, mi avvolgono le guance. E nei suoi occhi — quegli occhi impossibili da guardare troppo a lungo e che fanno innamorare tutte le ragazze del tempio — vedo quel sentimento pericoloso.
La lussuria.
Farmi dominare in questo momento da lui sarebbe qualcosa di giusto, mi dico.
Così rimango immobile in attesa che mi prenda.
Perché io sono viva solo grazie al suo intervento: lui che ha deciso che non dovevo morire; quindi il mio corpo gli appartiene. E se lui mi reclama adesso con quegli occhi, io mi concedo, perché sono sua.
Così muovo appena i fianchi, quasi impercettibilmente all’inizio, ma abbastanza perché i nostri corpi si sfiorino in quel punto dove il desiderio nasce e brucia.
So cosa sto facendo.
E non mi fermerò.
Sethar irrigidisce la mascella. Il suo sguardo si fa scuro. Lotta contro sé stesso. Ma la battaglia è già persa, e lo sappiamo entrambi.
Il mio bacino lo cerca con movimenti lenti.
«Nym…» Il mio nome esce dalle sue labbra come una supplica a fermarmi.
Io sollevo il viso, trovando i miei occhi nei suoi.
«Fammi tua, fratello…»
Faccio la più dolce e crudele delle confessioni.
Le sue pupille si dilatano per me.
Le mie mani scivolano sul suo petto bagnato, tracciando le vene, i contorni, i muscoli tonici, fino a raggiungere i suoi fianchi, l’ombelico perfetto che bacio con delicatezza. I miei polpastrelli lo accarezzano dove sa che non dovrebbe lasciarmi andare, ma non si muove. Resta lì, immobile, intrappolato in ciò che sa essere sbagliato.
«Faccio tutto io; tu puoi fare finta di nulla,» lo rassicuro per non sconvolgerlo troppo; per non farlo sentire in colpa per ciò che stiamo facendo.
Mi muovo sotto di lui, mentre il peccato prende forma.
Non siamo più Nym e Sethar.
Non siamo più fratello e sorella.
Siamo solo due corpi destinati a consumarsi.
«Nym…» mi richiama, gemendo per i miei movimenti sensuali su di lui. «Non è che sei sotto effetto del fiume che ti ha traviata ancora?» chiede con un filo di voce, quasi come se temesse la risposta.
«Hai avuto delle visioni là sotto? Dimmi… voglio sapere tutto!» continua, preoccupato per la mia condizione; tuttavia lasciandomi fare, chiudendo gli occhi e godendo per il mio tocco a cui non sa rinunciare: permettendomi di dargli piacere con il mio corpo che, seppur piccolo, sa adempiere al suo compito.
«Che cosa hai visto, Nym, dimmelo…» ripete ansimante mentre si lascia stimolare dal mio corpo che è solo suo.
«Nym, ti prego, basta; fammi smettere» mi supplica mentre la sua eccitazione cresce e il mio movimento accelera per dargli sempre più conforto, per liberarlo dai pesi che si mette addosso.
Piccoli miei baci si riversano nel suo collo teso.
Lui geme ma resiste ancora.
«Non voglio abusare di te per effetto di uno stato alterato…»
Le sue parole mi trapassano.
E io non voglio più mentire.
Ma so che è ciò che devo fare.
«Ho visto questo,» sussurro, e mi metto sopra di lui per renderlo meno complice e più passivo di quella nostra condotta perversa. «Noi due. Insieme. Così. Come siamo adesso.»
Lo stringo con le gambe, con le mani, con ogni fibra della mia anima che vuole solo lui. «E adesso… voglio consumare questa visione. Renderla reale. Voglio sentire la tua pelle fondersi con la mia. Voglio… te, Sethar. Ti ho sempre voluto! Ad ogni mio risveglio dopo una mia amnesia.»
Le mie labbra sfiorano la sua guancia, poi la mandibola, poi gli angoli della bocca. La mia lingua vorrebbe profanare quel luogo che probabilmente non è mai stato abitato da nessuna.
Ma non me lo lascia fare.
Sposta il volto di lato, forse perché questo lo stimolerebbe troppo; lasciandosi andare prima del previsto.
E non vuole questo.
Lo sento gemere piano.
Ma non si ritrae.
Sethar chiude gli occhi, cadendo anche lui nel peccato come me.
«Non posso…» mormora, mentre il suo bacino risponde al mio, tradendolo. E con le mani afferra la mia veste per darmi un movimento nuovo: quello che piace a lui.
Usando il mio corpo per il suo piacere.
«Tu sei tutto ciò che non dovrei volere, Nym; mi rendi pazzo: mi fai perdere la ragione…»
La sua voce si spezza.
È deluso da se stesso, ma incapace di fermarsi.
«Allora impazziamo insieme,» respiro contro la sua pelle, invocando quell’invito come la più dolce delle preghiere.
Sposto le mutandine per sentirlo meglio.
«Nym, fa’ la brava…» mormora, con un’inflessione più graffiante, più decisa, che sa di ammonimento. «Sicura di avermi detto tutto?»
Le sue dita sfiorano il mio viso, la mia mascella, poi si chiudono appena sotto il mento, costringendomi a guardarlo.
Il suo sguardo è un pozzo. Profondo. Infinito.
Un pozzo di acqua bianca come latte: come le illusioni del fiume.
E io ci sto cadendo di nuovo.
Ma questa volta è la realtà.
«Sicura che questo è stato tutto ciò che hai visto?» insiste.
Chiede ancora e ancora per essere sicuro che io stia bene.
Ingoio a fatica, mentre il suo respiro si mescola al mio.
Non voglio dirgli che quell’uomo misterioso del sogno in realtà non era lui: mi giudicherebbe male, e forse non mi vorrebbe più.
Così mento ancora. «Sethar…» bisbiglio, con femminilità modesta, come piace a lui, come si confà alle ragazze della mia casata. «Sì, ho visto solo questo; non ti preoccupare. Altrimenti te lo avrei detto. Adesso rilassati e abbandonati per me.»
Scorro le dita lungo il suo petto, sul battito che scalpita sotto la pelle. Riversando per lui i miei sentimenti sepolti.
«E no, non sto delirando. Non sono posseduta, te lo assicuro: Non è follia… io ti ho sempre voluto!»
Appoggio la fronte alla sua, con dolcezza.
«Sono lucida, Set. Più lucida di quanto lo sia mai stata in vita mia.» lo rassicuro e continuo a spingere.
La mia mano scende, lenta, verso il confine proibito del suo piacere e Sethar trattiene il respiro.
Un ringhio sommesso vibra nella sua gola.
Ma prima che io possa toccarlo davvero, le sue mani mi afferrano ai polsi.
«Nym…»
Mi richiama.
Non cede. Non ancora.
«Fermati.»
Le mie guance si arrossano e il cuore che batte come tamburi di guerra.
«Perché?»
Sethar non distoglie lo sguardo.
Si sporge, accostando le labbra al mio orecchio.
«Perché non siamo soli.»
Un brivido mi attraversa.
«I fantasmi…» continua, con voce bassissima. «Quelli del fiume. Le anime che hai visto mentre stavi affogando. Loro… ci guardano; anche se tu non li vedi.»
E per un istante, l’idea che ci stiano guardando non mi spaventa…
Ma mi eccita.
E so che stanno eccitando anche lui.
Perché lo sento qui sotto alle mie gambe che a Sethar piace essere guardato mentre mi struscio su di lui mentre lo guardano.
Deglutisce; le sue iridi sono come due vortici che riflettono la lotta dentro di lui. Il suo corpo risponde al mio, eppure la sua mente è ancora in guerra.
Nel silenzio dei nostri sguardi, un sussurro che non è il mio, né il suo emerge.
Una presenza nell’ombra che non ci appartiene: i fantasmi forse ci guardano davvero.
Ma in questo momento, nulla mi importa.
Per quanto mi riguarda potrebbero anche guardare.
Tanto sono morti.
Non potrebbero raccontarlo a nessuno.
A Sethar piace essere guardato così.
Da quelle presenze che forse ci giudicano, ed è per questo che raggiunge il punto massimo del suo piacere; così avvicino la mia intimità alla sua per accoglierlo finalmente, dentro di me. Ma lui si sposta, con un gesto improvviso, scaraventandomi a terra di lato pur di farsi toccare.
Riversa un liquido lattiginoso sul suolo e sul vestito scuro, sporcandomi del suo bianco.
Un liquido che non avevo visto.
E che a quanto pare appartiene agli uomini.
«Basta, Nym!» trasalisce con voce furente, e i pugni stretti nelle mani dopo essersi svuotato e ripreso. «Cosa diavolo pensi di fare?!»
Lo guardo incredula, stesa a terra, sporcata sul vestito da quel suo strano succo, e sento il gelo invadermi ora che non mi riscalda più con il suo corpo rassicurante.
«Tu… tu stavi cercando di tentarmi,» mormora, come se d’un tratto provasse disgusto per me e non più amore. «Il nostro voto è un giuramento, Nym; ciò che protegge i nostri poteri: non devi farlo mai più!»
Resto a terra a fissarlo, offesa, con il cuore che mi si gela per le sue accuse sprezzanti.
Rimango insoddisfatta e la cosa mi dà frustrazione, perché lui, al contrario di me, sembra aver goduto, e questo mi offende.
Ma gli devo la vita quindi non faccio questioni.
Volgo lo sguardo altrove per la collera che provo per lui, ma, ad un tratto, vengo attratta da un movimento improvviso e…
Vedo lei.
La donna-spettro che mi aveva trascinata nel fiume dell’acqua nera.
Mi sta guardando.
I suoi occhi lattiginosi mi scrutano con giudizio; la sua bocca è tirata in una smorfia di biasimo per quello che ho fatto e che ha visto farmi fare a Sethar.
In questo momento, non mi importa più di essere stata appena rifiutata dall’amore della mia vita…
Voglio solo acchiappare quel fantasma per farla morire una seconda volta!
༶•┈┈୨⎯༺🖤༻⎯୧┈┈•༶