♰ Capitolo 10: Zolfo e Incenso ♰

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Saul…

Il sacerdote eterno.

Sempre bello nonostante l’età. Con quegli occhi di vetro opaco, dietro lenti sottili che non riflettono nulla, ma assorbono ogni cosa.

Ti guardano come se leggessero sotto la pelle, scavando fin dentro te stessa, alla ricerca di ogni peccato mai confessato.

Che lui userà contro di te per plagiarti.

Lui capisce ciò che tu ignori.

E il suo sguardo non perdona.

Ti guarda come se sapesse già dove sanguini, e lui fosse lì, pronto a offriti la cura.

C’è qualcosa in lui che mi inquieta.

Forse è quella sua calma granitica, come se nulla potesse mai scalfirlo.

Come se fosse intoccabile.

Protetto da Dio.

La sua calma non è di questo mondo.

Non trema. Non esita. Non si spezza.
E la cosa mi lascia inerme, davanti al pericolo.

Come un animale indifeso davanti a un cacciatore.

Oppure è quel modo di guardarmi, analizzarmi, come se sapesse già cosa farò prima ancora che io lo pensi.

Non è sempre l’odore dello zolfo a segnalare la presenza di un demone.

A volte… è anche il profumo dell’incenso.

«Cos’è quella macchia sul vestito?»
La sua voce è come uno schiaffo dritto in faccia.

Mi getta in faccia la verità di tutti i miei sbagli commessi.

Non mi chiede.
Mi accusa.

Lo intuisco dal tono.

L’ombra del cappuccio gli oscura parte alta del viso, ma non abbastanza da nascondere le sue intenzioni.

Intenzioni spaventose come un versetto dell’apocalisse.

Nella sua testa è come se fossi qualcosa che lui possiede.
E non ne vedo il motivo.

Resto pietrificata.
Non rispondo.

Se parlo, perdo. Se taccio, mi legge lo stesso.
Così trattengo il fiato.

Non concedo a me stessa neanche il lusso di respirare.

E aspetto che sia lui a parlare.

«Stavi… per c-c-caso… scappando da me?»

La balbuzie è lieve.
Forse studiata per sembrare mansueto.

La sua voce trema solo quando vuole farti abbassare la guardia, ma io non starò ai suoi giochetti psicologici che incantano tutti qui dentro alla nostra casata.

Questa peculiarità lo fa sembrare un uomo quasi innocuo.

Alla mano.

Ovvero tutto ciò che non è.

Balbetta, sì.
Quando è nervoso.

O quando finge di esserlo.

Soprattutto quando mi sta vicino.

Probabilmente gli suscito qualcosa che lo turba.
O finge che sia così.

La sua voce, però, è morbida.
Calda e soffice come velluto di un rosso pregiato.

Sa accarezzarti l’anima come un’espiazione sussurrata nel confessionale.

Ha il tono da predicatore amorevole che sa bussare alle porte chiuse del cuore, senza mai forzarle.

Infatti entra, perché glielo permetti.

Perché è Saul.

Perché ha il talento di ammaliare gli altri attraverso le parole.

Nonostante la vecchiaia.
Nonostante il tremolio della sua voce.

È innegabile: il suo carisma è immenso, e può condurti a fare qualsiasi cosa.

Per questo lo temo.

Ha la voce dei profeti, le corde vocali di un uomo che ha conversato tanto con il cielo quanto con il demonio, e ha imparato da entrambi le sue arti.

L’arte di saper parlare al tuo cuore.

Mi guarda, come fossi una pagina da leggere, da interpretare. Una delle tante della Bibbia che consulta ogni giorno, e che conosce come le sue tasche.

Una pagina che sa come rigirare, spogliare, interpretare a piacimento.
O anche strappare, se solo volesse.

Quindi devo stare attenta.

«S-sai…» continua, sfiorandomi appena il braccio, in un modo che mi fa paralizzare «se quella… quella macchia te l’ha procurata t-tuo fratello… allora c’è qualcosa di cui dovremmo parlare, Nym, perché non approvo.»

Il suo tono è geloso.
Mi parla come se fossi sua.

Come se avessi infranto una promessa a lui che non ho mai fatto.

«Dimmi la verità, mia piccola anima in pena: è stato lui a sporcarti?»

Ancora un altro sguardo.
Ancora altro disgusto.

Poi lui continua.
« Sethar e Azrael non ti vogliono bene, Nym. Loro fanno di tutto per tenerti lontano da me: loro ti tengono nascoste delle cose che invece tu dovresti sapere.»

So già a cosa allude con “certe cose”.

Ma davvero un uomo che parla così a una ragazza non viene fermato da una comunità?

Con che coraggio osa parlarmi in questo modo?

Come se fossimo intimi.
Come se avessimo confidenza.

Come se avesse voce in capitolo sulla mia vita.

Sgrano gli occhi.
Le sue parole mi lasciano allibita.

Faccio finta di nulla, ma dentro me implodo in un’universo interno in cui fluttuo, smarrita.

Lui non si muove, non si scompone.
La sua indifferenza mi inquieta più del suo tocco sulla mia pelle nuda.

«N-no, non fraintendermi, Nym; so che lo stai facendo…» La voce si fa dolce, rassicurante, incantevole come una magia bianca. «Non voglio farti sentire in colpa per ciò che combini con Sethar. Non ti giudicherei mai per quello… so che i giovani esplorano il piacere, nonostante i rimproveri di noi vecchi. È una cosa normale, dopotutto… lo facciamo tutti!
Tuttavia, voglio solo che tu sappia che… ti voglio bene, anche se tu non capisci perché; Ti voglio bene in un modo speciale che non potrai mai capire: perché tu e io siamo uguali; e penso a te ogni istante della mia vita, e me ne preoccupo, anche se, purtroppo, posso volerti bene solo lontano perché loro non mi consentono di starti vicina.»

Il viso si adombra.
E il suo carisma si palesa.

L’oscurità gli dona in un modo impressionante.

Eppure, per quanto interessante e rassicurante possa sembrare, i suoi modi mi inquietano.
Perché so dove vuole arrivare.

Le sue parole mi sembrano una dichiarazione d’amore.
Decisamente non platonico.

Decisamente qualcosa di sconveniente considerando che lui è il capo di un’intera comunità e io una ragazza appena diciottenne.

Perché capisco il sottotesto di ciò che mi vuole dire.
E quello non è l’affetto innocuo per un prete con una sua discepola.

Per questo indietreggio ancora.

Lui nota la perplessità dai miei occhi impauriti, e per questo si corregge.

«Sì, giusto, scusami, non so cosa mi è preso…» ritorna in sé, dopo un colpo di tosse che nasconde con la mano; mettendo a posto i suoi pensieri. «inutile dirti ciò che provo, perché tanto non capiresti…»

Per fortuna che non capisco…
Ma la cosa che mi chiedo è: “perché lui non capisce quanto tutto ciò sia inappropriato?”

Eppure sento una strana attrazione nei suoi confronti.
Perché, chi non ha famiglia, tende un po’ ad essere una preda facile di persone un po’ come lui. E per un attimo, le sue parole sembrano cucite su di me. Come una coperta su una bambina orfana che ha freddo da una vita intera

Mi offre conforto, una spiegazione, una rassicurazione…

La soluzione a tutti i miei dubbi.
Al mio vuoto interiore.

Il mio cuore grida “sono sola”
E lui mi risponde “sono qui”.

Allora qualcosa nella tua testa scatta, anche se sai che è sbagliato.

Allettante, sì.
Perché lui è un uomo bello e sicuro di sé, e io mi sento terribilmente sola e non amata.

Ma Azrael mi ha messo in guardia da lui, così non cedo alla tentazione del diavolo, anche se mi sento un po’ come Gesù cristo nel deserto.

Non ho fame di cibo, ma di amore.

L’amore di un uomo.

Anche di un uomo qualsiasi.

Purché sia in grado di lenire questo dolore.

Fa un passo avanti. Io ne faccio uno indietro, ma la mia schiena tocca il muro.

«V-vedi, Nym…» mormora, sfiorandomi ancora la guancia con una carezza leggera, intima, rassicurante, che per qualche istante placa il mio dolore interno. «C’è un tempo per onorare la famiglia e un tempo per d-distaccarsene; questo lo devi capire.
È così che si cresce, no? Quando diventiamo indipendenti… e tu devi distaccarti da loro. Capire che stanno sbagliando tutto. Che ti omettono delle verità che invece dovresti sapere… E io posso aiutarti. Vorrei spiegarti delle cose. Voglio proteggerti. Posso farti crescere… uhm… ma non posso dirtelo qui. Se vuoi. In privato. Lontano da loro…
Qualcosa, forse, si potrà fare con qualche accorgimento.»

Non capisco ciò che intende.
O forse non voglio capire.

In privato.

Quelle parole.
Di nuovo.
Mi terrorizzano.

Sento la pelle d’oca sulle braccia, come se l’aria fosse diventato tutto gelo attorno a me.

Lui lo nota.
Ma non si interrompe.

«A volte per trovare Dio… bisogna sporcarsi un po’.»
La sua voce è intima, bassa, calda.
Rassicurante.
Sembra un incantesimo.
«esplorare va bene, Nym. Ma non con Sethar. Lui non è adatto a te.»

E chi sarebbe adatto a me allora?

Lui?

Questo vecchio che ha il triplo dei miei anni?

Mi giro appena per sfuggire ai suoi occhi.
Occhi vogliosi della mia immagine riflessa nelle sue iridi chiare.

Iridi che mi tengono prigioniera come vorrebbe fare lui con la mia intera identità.

«Ti prego, vieni da me in privato… io posso aiutarti.»

Deglutisco, il cuore mi batte come impazzito.

«Io… devo andare.» rispondo secca.

La nausea mi sale alla gola, lui invece sorride appena, notando la mia agitazione.

«Ti tremano le mani… vuoi che te le tenga ferme io?» sussurra, afferrandomi delicatamente i polsi.

Non riesco a muovermi.
Non riesco a respirare.

Il suo corpo è vicino al mio.
Troppo vicino.

Mi sfiora appena il viso.

«Invidio Sethar e Azrael, perché hanno potuto crescerti. Avrei voluto crescerti io, come gli altri ragazzi. Ma loro ti hanno tenuta via da me.»

In quel momento accade l’inevitabile.
Perché lui mi abbraccia.
E io mi paralizzo.

«Sei diventata proprio una bella ragazza quest’anno, Nym.»

Mentre lo dice mi stringe.
Una morsa da cui non riesco a scappare.

O forse non riesco a scappare.
Perché un contatto fisico è tutto ciò che vorrei nella vita.

«Il peccato… non è sempre una colpa, ricordalo: a volte è solo la voce della tua natura che grida di essere ascoltata. Ma devi imparare a capire di chi puoi fidarti. E di me puoi farlo. Lo senti questo battito nel mio petto? Lo senti quanto ti voglio bene? Perché non ti fidi di me, Nym?»

Mi ritraggo appena, incapace di rispondere, incapace di pensare lucidamente.

Le mie iridi si allargano per effetto di tutto quel contatto che non ho mai avuto nella vita.
Qualcosa che mi spinge a dire…

“Casa”

Sono a casa.

Ed è una sensazione bella, anche se so essere sbagliata.

Ma poi accade l’imprevedibile.

Una mano afferra Saul per la veste bianca, rossa e dorata, strattonandolo via da me con forza brutale, che lo fa finire al suolo.

Inerme.

Una voce squarcia il silenzio creato solo dai nostri respiri.

«Lascia stare MIA figlia, Saul!»

È Azrael.

Sottolinea quel mia come per mettere le cose in chiaro tra di loro.

Come per ricordargli qual è il suo posto nel mio cuore.

L’aria intorno a noi trema, e questa volta è Saul a deglutire, a essere colto di sorpresa, vulnerabile per la prima volta.

A sentirsi la preda.
E stavolta so che non finge.

Perché smette di balbettare.