♰ Capitolo 18: Questi casi umani sovrannaturali ♰

Il balletto trash-coreografico della DBC — una cosa a metà tra un rituale di evocazione e una sfilata di Calvin Klein infernale — viene interrotto sul più bello da un fragore sordo.

Tipo tuono spirituale lanciato da Zeus ma con giudizio cosmico annesso.

«SILENZIO!»

Agyō si erge, tremante ma imperioso, con la schiena tutta rigida per la sua tipica posa da scoliosi cosmica, mentre Ungyō gli fa da eco, più statico ma non meno inquietante.

«QUI SI ENTRA SOLO RISOLVENDO UN KOAN ZEN: UN QUESITO ESISTENZIALE!»
«E TU!» — mi indicano entrambi.
«TU, DEMONE LUSSURIOSO, NON SEI ANCORA DEGNA!»

Mi parte l’embolo.
Perché il problema non è solo il “lussurioso”.
È il tono.
È l’accusa.
È il modo in cui tutti si voltano verso di me,
come se avessi sedotto Buddha nella caverna.
O Gesù cristo nel deserto.

Mi fischiano le orecchie.

«BASTA!» sbotto, con la voce tremante. «Non sono un demone. E nemmeno lussuriosa! E anche se lo fossi, non sarebbe un problema tuo!»

Loro si zittiscono.
Mi fissano.
Poi si mettono a confabulare tra loro, tipo vecchi critici di teatro che devono decidere se la Carmen che hanno appena visto è troppo volgare o solo contemporanea.

È in quel momento che Jinn, con la grazia maledetta di chi fluttua senza peso, si avvicina a me spostandosi dai riflessi del vetro.

Attraverso ogni superficie riflettente.

Sorride.

Un sorriso enigmatico e malinconico,
come chi ha vissuto troppo tempo tra i riflessi degli oggetti riflettenti e mai in se stesso.

«Non farci caso.» mi rassicura.
La sua voce è dolce, roca. Come quella di un incubo gentile.
«Sono solo due vecchi rincoglioniti con millenni alle spalle. Non capiscono più un fico secco: dicono di me che sono un essere libero.
Eppure, sono intrappolato in uno specchio da secoli, prigioniero di un uomo che non amo e che mi lascia andare perché mi possiede.
E a cui devo esaudire ogni suo desiderio — non so se mi spiego »
Il suo volto si adombra.
«I loro giudizi… non sono mai la verità. E in generale, i giudizi degli altri non lo sono.
Sono solo le crepe attraverso cui gli altri tentano di definirti.»

Resto in silenzio.
La sua voce mi arriva dentro come una nenia d’acqua.
Un canto calmo, antico.

«Essere lussuriosi non è affatto un male.
Significa che hai ancora desiderio.
Che non sei diventata pietra.
Che dentro di te, qualcosa… brucia ancora e che in sintesi sei un essere vivo: un essere umano.
È la tua normale condizione.
La condizione umana.
Non devi reprimere tutto questo aspetto lì.»

Le sue parole si mescolano al vento.
Ai torii tremolanti.
Al mio cuore che non vuole darsi pace.

Che cosa ne può sapere un demone del vento, un jinn ingannatore di cosa è bene e male. Se ciò che è bene e male me lo ha già insegnato la mia famiglia?

Le sue argomentazioni sembrano lucide, ma non gli credo.

Non posso credergli.
Perché per quanto gentile possa sembrare, lui è pur sempre un demone.
E i demoni, si sa, sono il male.

Dunque hanno sempre torto.

Per questo motivo mi volto verso i Niō, cercando di reggere il loro sguardo granitico.

La parola tatemae pulsa ancora sul mio petto come un insulto al neon.
Sento di non essere pronta a quel college.
Ma non voglio più rimanere lì a farmi giudicare a quegli idioti.

La loro presenza mi infastidisce ma li devo assecondare un po’ se voglio partecipare alla cerimonia di apertura, e più in generale, al mio primo giorno di college.

Alle volte, nella vita, occorre essere strategici.
Mettendo temporaneamente ciò che si vuole.

È puro spirito di sopravvivenza.

«Non so rispondere al vostro quesito esistenziale, giganti scemi!» sbotto di colpo.
Sperando di non offenderli.
«Non so chi sono, né se sono ancora me stessa!
Non so nemmeno se lo sono mai stata!
Ma voglio entrare lo stesso…
Quindi, lasciatemi passare!»

Un silenzio tombale.

Agyō apre la bocca come se dovesse vomitare un mantra.
Ungyō stringe il pugno come per invocare lo spirito di Kant misto a Confucio.
Io sto per colpirli con una testata spirituale.

Ma Jinn mi prende la mano, rassicurandomi.
«Calmati, ragazzina… come ti ho detto, questi sono solo dei boomers millenari.
Dei rincoglioniti sacri.
Ma pur sempre pericolosi.»

Detto questo, si volta verso i guardiani
e, con gesto teatrale, gli lancia addosso una rivista osé.
Copertina rigida, pagine lucide, shibari illustrato a colori.
Con una donnina ammiccante in déshabillé.
Una idol di qualche rivista di moda.

Agyō la afferra al volo come un predicatore che riceve le tavole della legge.
Ungyō la osserva con religiosa devozione.
Le statue tremano. I loro occhi brillano. Il loro spirito si ammolla.

Gli lancia riviste porno e loro si fiondano addosso come cani quando vedono cibo.

Poi Asura si giustifica con me per quel gesto insolito e per la loro reazione insolita.
«Noi non abbiamo mai saputo rispondere ai loro koan zen, e ci proviamo da millenni,»
Continua, spostandomi una ciocca dalla fronte.
«Nemmeno Inari. Nemmeno Daimon.
Figurati Lucifer, che pensa ancora che “chi sono?” sia un nuovo singolo dei BTS.»

«Ma allora…?» sussurro.
«Come avete fatto a entrare ogni anno?»

«Con i nostri balletti. O con riviste porno di idol. A volte con le foto post workout di Inari Ren.»
Sorride come se fosse ovvio.
Questo è il modo per corromperli ogni anno: sono solo dei vecchi arrapati.»

Agyō intanto è in piena lettura tantrica.
Ci scaccia come se volesse leggere in tutta tranquillità.

Ungyō annuisce con lentezza, tipo monaco zen che ha appena scoperto OnlyFans.
Poi alza lo sguardo verso di me.
Serio.
Solenne.

«Passa, demone lussurioso.
O umana indecisa.
O qualunque cosa tu sia.»

«Ma sappi,» aggiunge Agyō,
«che il vero koan non ha risposta.
Ha solo l’eco di una certezza.
E in questo risiede la sua magia.»

Ungyō lo accompagna in quella spiegazione:
«E se l’eco di quella certezza ti risuona nel cuore… allora quella è la tua risposta giusta.
Detto questo, potete passare!
Noi qui abbiamo bisogno di privacy.»

Poi si girano.
E ritornano al loro scroll eterno.

Lucifer mi fa l’occhiolino come se fosse diventato il mio nuovo orientatore scolastico.
«Benvenuta nel College dell’Occulto, amore. Fatti scortare dai demoni bad boy senza cuore!,»

Jinn, mi prende per mano e mi scorta dentro.
«Seguici, ragazzetta umana nel college più figo dell’universo, fatto di esseri eccentrici e dove il solo vero requisito d’ingresso è saper reggere al cringe.»